Storia breve di due mostre lunghe: cosa succede alle collezioni de La Galleria Nazionale e del Van Abbemuseum

[Pubblicato su Finestre sull’Arte il 12/06/2018]
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Sala della mostra Time is out of joint. La Galleria Nazionale, Roma, 2017

I recenti ri-allestimenti di due importantissime collezioni europee di arte moderna e contemporanea, e cioè La Galleria Nazionale di Roma e il Van Abbemuseum di Eindhoven, hanno smosso in me un pensiero su quei due tiri diversi della stessa fune che oggi prevalgono nel dibattito sulle esposizioni d’arte. E cioè: un approccio alla collezione di tipo “esperienziale” (nel quale l’opera viene isolata dal suo contesto storico e intellettuale per favorirne una fruizione contemplativa) e un altro a stampo fortemente storicista (nel quale, al contrario, si esaltano quei processi storici dietro la produzione dei lavori e delle mostre). Ma mi hanno anche spinto ad interrogarmi su cosa vuol dire esporre una collezione storica e su quale sia la funzione del museo.

Negli ultimi dieci anni la proposta culturale dei musei europei è molto cambiata. I profondi tagli ai finanziamenti pubblici hanno fatto sì che un numero crescente di musei d’arte moderna e contemporanea dipendesse da donazioni e da sponsor spesso esterni al mondo dell’arte. Questi vincoli economico-finanziari hanno visto, da una parte, una forte reazione in senso inverso, dall’altra, un tentativo di adattamento più o meno intelligente. Sebbene si tratti di due realtà radicalmente diverse, sia per genesi che per contesto, i due musei custodiscono un importante patrimonio di arte moderna e contemporanea. La Galleria ospita la più grande collezione di arte contemporanea italiana (con circa 18mila lavori) ed è l’unico museo nazionale dedicato all’arte moderna. Il Van Abbe, museo di una piccola città, fu tra i primi in Europa a conservare una collezione di questo tipo. I rispettivi direttori entrati in carica, Cristiana Collu nel 2015 e Charles Esche nel 2004, hanno operato un intervento radicale nell’allestimento delle collezioni permanenti. Due lunghe mostre temporanee hanno aperto rispettivamente nel 2016 e nel 2017: Time is out of joint a La Galleria Nazionale e The making of modern art al Van Abbemuseum di Eindhoven.

Time is out of joint a La Galleria Nazionale di Roma
Ex-direttrice del MART di Rovereto, Cristiana Collu ha inaugurato la sua nomina a direttrice soppiantando l’allestimento in precedenza realizzato da Maria Vittoria Marini Clarelli, che rendeva più facile e suggestivo il percorso cronologico voluto da Sandra Pinto. È così che apre Time is out of joint, una mostra destinata a durare più di due anni. Coadiuvata dal curatore Saretto Cincinelli, Collu ha modificato il design del museo, imbiancando le pareti ed eliminando la boiserie, ma ha anche eliminato l’intero impianto cronologico dell’allestimento museale, inserendo sale tematiche a carattere del tutto personale e, quindi, a volte criptico (il tema non viene mai dichiarato né da fogli di sala, né da pannelli introduttivi). Infine, ha dismesso molte opere dell’Ottocento e inserito circa 40 lavori provenienti da prestiti esterni.

Tra i bizzarri accostamenti: Grande particolare di paesaggio italiano in bianco e nero (1963) di Schifano vicino a Alla stanga (1886) di Segantini (entrambi ritraggono il paesaggio italiano?). Crocifissione Contemporanea – Ciclo della protesta N.4 (1953) di Emilio VedovaGrande Rosso P.N. 18 (1964) di Alberto Burri in sala con un lavoro di quasi un secolo prima, Battaglia di San Martino di Michele Cammarano del 1880 (richiamano a un’estetica del “disordine”?). Cleopatra, statua del 1874 di Alfonso Balzico è posta davanti al Nudo Sdraiato di Modigliani del 1918-19 (entrambi nudi?). Molte statue neoclassiche sono posizionate ad “osservare” dipinti come fossero parte del pubblico, oggetti di scena. Le Ninfee rosa (1897-99) di Monet sono accostate alle Ninfee (dettaglio n.7) (1991) di Stefano Arienti e alle Ninfee (2004) di Rento. Ma forse la sala più nota è quella che ospita Ercole e Lica (1795-1813) di Canova che si riflette nei 32 metri quadri di mare circa (1967) di Pino Pascali. …

[continua su Finestre sull’arte]

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